martedì 13 novembre 2007

Finanziaria, maggioranza battuta

da "Corriere" del 13 novembre 2007

Passa con 9 voti di scarto un emendamento di An sull'aumento dei fondi per l'Università. Prodi «fiducioso»



ROMA - Governo e maggioranza battuti in senato su un emendamento del senatore di An, Giuseppe Valditara, all'articolo 52 della Finanziaria sull'istituzione di un fondo di 550 milioni per incrementare il finanziamento delle università. L'emendamento, approvato con 161 sì, 152 no e 3 astenuti, puntava ad aumentare di 40 milioni il fondo per aumentare l'assegno di dottorato di ricerca.
LA PRIMA VOLTA - È la prima volta che il centrosinistra va sotto da quando è iniziato l'esame della manovra. Con la Cdl, su questo specifico emendamento, hanno votato anche i senatori dell'Ulivo, Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, e quello del gruppo Misto (ex An ed ex Margheria), Domenico Fisichella. Proprio Dini e Fisichella sono considerati due dei parlamentari che potrebbero passare nelle fila del centrodestra e su cui il leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, conta per poter far venire meno il sostegno all'esecutivo (che al Senato conta di un solo voto di vantaggio, oltre ai senatori a vita) e arrivare così alle dimissioni di Prodi.
LE ALTRE DEFEZIONI - Con la Cdl non hanno però votato soltanto gli esponenti dell'area liberale dell'Unione, ma anche due senatori provenienti dalle fila di Rifondazione e ora indipendenti, i «ribelli» Fernando Rossi e Franco Turigliatto, che già in passato avevano preso le distanze dalla linea ufficiale dell'Unione. Si sono invece astenuti i tre senatori socialisti (Angius, Barbieri e Montalbano), mentre Manzione sembra non abbia proprio preso parte al voto.
«MANI LIBERE» - Lamberto Dini ha rivendicato la propria decisione spiegando di non ritenersi vincolato alla posizione ufficiale del centrosinistra. «Mani libere? Continuerò ad averle sempre, ora e dopo», ha detto ai cronisti presenti a Palazzo Madama dopo il voto che ha mandato sotto la maggioranza. Eq uesto, ha spiegato, perché «non siamo nel Pd e non abbiamo nessun vincolo di mandato». «Nodi critici» per l'ex premier rimangono. Non li elenca, ma spiega che grazie ai liberaldemocratici «si stanno facendo dei passi avanti», come sui precari. E aggiunge: «Cerchiamo di limitare i danni e puntiamo a evitare ogni aumento di spesa in generale».
PRODI «FIDUCIOSO» - «Abbiamo preparato tutto bene, per domani sono fiducioso» ha detto il premier Romano Prodi in merito all'esame della legge finanziaria al Senato. Sull'emendamento che ha visto il governo battuto aggiunge: «Non mi sembra un elemento straordinario». «Si è verificato tantissime volte - ha aggiunto il presidente del Consiglio -, anche quando c'erano maggioranze enormi in Parlamento». Insomma, chiude Prodi, «è il voto finale che è importante». Dal premier anche un accenno alla crescita. «Penso non sarà certo nelle percentuali che si desidererebbero ma tendiamo, vedrete, a non essere lontani dal 2% o qualcosa appena sotto al 2%» ha detto Prodi.
NESSUNO SCOSSONE - E lo «scivolone» viene minimizzato anche da altri esponenti del governo, dove si spiega che quello che è accaduto non comporta alcun «significato politico». «Nessun significato politico - puntualizza Giampaolo D'Andrea, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento - vista la composizione di coloro che hanno votato a favore. Anche se c'è stato il soccorso di alcuni esponenti della maggioranza, poi però la maggioranza ha votato tutto l'articolo così emendato. Significa che l'emendamento in questione non è alternativo al testo». Per D'Andrea, però, possono esserci problemi di copertura.
«COME SARKOZY E ZAPATERO» - Soddisfatto invece lo stesso Giuseppe Valditara, autore dell'emendamento sui fondi all'Università: «È una grande vittoria per l'Università italiana. Si premia il merito, si privilegia la qualità dei giovani che si impegnano nella ricerca, finora dimenticata e vituperata dal governo di centrosinistra, che oggi siamo riusciti a battere nell'Aula del Senato». «Si tratta - aggiunge il senatore di An - di una misura già adottata in Francia da Sarkozy e da Zapatero in Spagna e che il nostro governo invece voleva rinviare derubricandola con un semplice ordine del giorno che, come sappiamo, non vale nulla. Ringraziamo quei senatori della maggioranza che hanno accolto con convinzione la nostra proposta che rappresenta un segnale forte per il futuro».

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