martedì 13 novembre 2007

La Destra a sangue caldo sotto il sorriso del Cav.

da "Il Foglio" del 13 novembre 2007

La milizia di Storace restaura e non rinnega. An? Un nostro alleato del Ppe

Roma. Nello scorso fine settimana la Destra di Francesco Storace ha deciso di nascere ufficialmente, con un grido identitario squillante e una quota di vecchia scaltrezza parlamentare. Il paesaggio politico non poteva ignorarlo, il ritorno d’immagine è stato superiore alle aspettative e molto ha influito la presenza di Silvio Berlusconi alla grande festa di fondazione. Del resto il gruppo di Storace conta tre senatori eletti in questa legislatura e in tempi di spallate ha un valore di mercato formidabile. Ci sono poi quattro deputati e due di loro si chiamano Daniela Santanchè, che già di suo fa status, e Teodoro Buontempo, presidente della Destra e antico core della Roma nera periferica (Ostia in particolare). Quindi l’europarlamentare siciliano Nello Musumeci, planato nella capitale con oltre mille seguaci al seguito, come un Totò Cuffaro senza l’alone dc. Infine i gruppi consiliari nelle regioni e negli enti locali (forti nel Lazio, dove Storace ha comandato per cinque difficili anni) affollati di finiani stufi e perfino di leghisti non più ostili all’Italia unita. Ma tutto ciò basta a spiegare, al tempo presente e con un occhio al futuro non remoto, la dimensione dell’iniziativa storaciana? Forse no. Il dato di realtà è che la Destra nasce dentro An e se ne distacca per attrito culturale, per non morire europopolari e sradicati. Se poi esiste un tratto fondante del nuovo partito è che cerca di stare al mondo senza complessi d’inferiorità e sensi di colpa antifascisti. Ce lo conferma il responsabile del programma, Alberto Arrighi, ex deputato finiano per conto del sociale Gianni Alemanno: “Il segnale migliore sta nel ritorno all’interesse attivo verso la politica da parte di moltissime persone di destra disilluse da Alleanza nazionale”. Una riserva sommersa di astensionisti. “E di militanti sopraggiunti in forma omogenea in tutto il paese, mentre noi credevamo di radicarci, almeno all’inizio, quasi soltanto a Roma e nel Lazio”. Adombrati i numeri della milizia, bisogna inevitabilmente ripartire dal trauma con An. Ad Arrighi piace la definizione di “animali a sangue caldo”, lì dove l’attributo di freddezza calcolatrice è spesso rivolto a Fini. “Esemplifica la volontà di rompere con la pratica finiana, con la convinzione perdente per la quale i post missini devono per forza andare avanti attraverso sottrazioni ideali, attraverso continue spoliazioni culturali. Noi non abbiamo nulla di cui vergognarci e molto da recuperare, attualizzandolo”. E “soprattutto – prosegue Arrighi – ci presentiamo senza nulla concedere alle edulcorazioni politicamente corrette, se diciamo che siamo incazzati è per sottolineare il concetto in modo inequivocabile”. La mistica comunitaria di Gentile Punto qualificante della Destra, oltre al buon rapporto col Cav. che è speculare a quello della rifondazione Dc di Gianfranco Rotondi, è l’italianità (pure quella della sinistra nazionale alla Beppe Niccolai) combinata con un occidentalismo che teorizza la centralità della religione nella sua funzione pubblica. Con una venatura clericale. “Più cattolica che cristiana, nel senso evocato da Giovanni Gentile”. La mistica comunitaria del filosofo mussoliniano non esclude altri pensatori emarginati da An. Sul sito del gruppo c’è una segnalazione della “Rivolta contro il moderno” di Julius Evola. Arrighi: “Sì gli evoliani ci sono, e noi proponiamo alla politica un modo diverso d’intendere la modernità”. Non basta prendere Fini, con la sua fondazione intitolata Farefuturo, e capovolgere il tutto? L’obiettivo è più ambizioso. “Vorrei fosse una delle ultime volte che, per autodefinirci, dobbiamo utilizzare An come unità di misura”. Se e quanto la Destra potrà far male a Fini, o se piuttosto non finirà per assomigliare a un’An più piccola e rustica ma senza Fini, lo dimostrerà il primo esame elettorale. Intanto si nota come i “berlusconiani” di An, da Maurizio Gasparri a Ignazio La Russa, pur non dicendo cose diverse da Storace stiano corazzando la propria fedeltà a Fini. Ma per la Destra non è un problema. “Storace l’ha detto: An sarà uno dei nostri alleati non identitari del Partito popolare europeo, come Forza Italia”.

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