giovedì 25 ottobre 2007

Il loft, il red carpet, la convention

da "Il Foglio" del 25 ottobre 2007

Il Pd è un fatto nuovo? Ecco una domanda abbastanza significativa

Se due partiti che vengono da tradizioni mammuth come quella comunista e quella democristiana copulano per generare un figlio diverso dai genitori, un bebè non clonato che dovrà crescere e godere di vita propria in base a cromosomi nuovi; se vengono assistiti da tre milioni e mezzo di levatrici festanti, paganti e beneauguranti, in una specie di fecondazione a caldo; se scelgono un nome americano, Partito democratico, e discutono laicamente della possibilità di un partito senza tessere e congressi; se il tutore del piccolo non è un amministratore unico di ceppo togliattiano o dossettiano ma un profeta della bella politica de’ noantri, sindaco di Roma e americano a Roma, attualmente impegnatissimo nei riti del red carpet con Tom Cruise e Robert Redford; se la culla del partito è un loft, lo spazio simbolico più lontano possibile dai corridoi di Palazzo Sturzo e dagli antri cavernosi delle Botteghe Oscure; se l’assemblea costituente che terrà a battesimo statutario la creatura è composta di 2800 persone, giusto il numero di una convention a Las Vegas, dove la regia è tutto, i coriandoli sono tutto, la tv è quasi tutto, e il dibattito ideologico e politico quasi niente, perché prende altre vie e si esprime nel retroterra sociale e nelle istituzioni; se tutto questo è vero, se tutto questo si è dispiegato in effetti sotto i nostri occhi, sarà ben legittimo domandarsi se sia nato oppure no un nuovo fenomeno politico, paragonabile per analogia e opposizione, non per omologia, al fenomeno Berlusconi che da oltre un decennio ha sconvolto le regole della vecchia democrazia dei partiti nei modi che sappiamo? La risposta è affidata secondo noi a due elementi caratterizzanti, a due evidenze. La prima è che questo Partito democratico mantenga quel che ha promesso, una forma politica imperniata sulla cittadinanza e non sulla militanza, sulla società e non sul corpo politico strutturato alla stregua delle vecchie organizzazioni identitarie, con tessere e congressi, e sia quindi un partito che si limita (già un vaste programme) alla selezione della classe dirigente per la guida delle istituzioni, una macchina per elezioni (compresa la raccolta dei soldi e il raccordo di movimenti e aggregazioni politiche e sociali di riferimento). La seconda evidenza, che dimostrerebbe la nascita di qualcosa di nuovo, è che questo partito abbia una effettiva vocazione maggioritaria e non vada alle elezioni in una lista unionista comprendente il partito di Mastella, quello di Di Pietro, quello di Giordano, quello di Diliberto, quello di Pecoraro Scanio eccetera. Se il Partito democratico si rivelasse una macchina per congressi e una riedizione della coalizione unionista, vorrà dire che abbiamo scherzato, e che W. passeggerà su un black carpet, conterà tessere, e si sentirà molto solo e al freddo nel grande loft che si è appena apparecchiato.

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